El Ejido, il lato oscuro della Spagna

Fa caldissimo. Proprio caldissimo. Fra domani e domenica questa terra sarà la più calda d’Europa.

Siamo partiti tardi oggi. In mare alle 13. È stato un giorno di bucato e di cambio del filtro dell’olio al motore. Ogni tanto ci vuole.


La Marina Almerimar, credo la più grande dell’Andalusia, è nel comune di El Ejido che con Roqueta de Mar è la capitale delle serre: una distesa bianchissima, ettari ricoperti, la temperatura dell’aria che negli ultimi anni si è alzata di 1 grado perché i teli delle serre riflettono il sole.

la distesa bianca delle serre, vista con Google Earth

E quando arriva il vento, mi hanno raccontato, il grandi teli di plastica che prendono il volo e finiscono quasi sempre in mare. Non è un caso che nella pancia di un capodoglio che qualche anno fa si è arenato sulla spiaggia della vicina Almeria, hanno trovato 17 chili di plastica.

El Ejido e le serre

Lasciando la costa e guardandola dal mare, ho pensato a chi lavora lì sotto. La maggior parte sono magrebini arrivati fin qui via Ceuta e Melilla. La maggior parte senza documenti. Tutto il giorno a raccogliere frutta a verdura con temperature che arrivano a 46 gradi. In media guadagnano 35 euro al giorno. In teoria, da contratto, dovrebbero prenderne poco meno di 50. Ma in una regione dove il 2% di possidenti detiene il 50% delle terre, è facile non rispettare la legge.
Centinaia di disperati che altro non sono che nuovi schiavi sistemati in baracche senza acqua né luce. Avete presente Rosarno? Qui è molto peggio. Qui si producono tutti quegli ortaggi che troviamo tutto l’anno nei banche dei Supermercati di tutta Europa. Alla faccia della stagionalità e del chilometro zero. Ricordatelo quando comprerete zucchine Made in Spain. Non compratele.

Mi scuso se torno sulle serre, ma questo angolo di Andalusia è davvero orribile sotto troppi punti di vista.

Non vedevamo l’ora di scappare. Ma prima volevo comprare un po’ di frutta e verdura di qualche cooperativa locale e così ho macinato chilometri sotto il sole fino a quando non ho trovato un negozietto interessante. Con pomodori piccoli, profumati e strani, fragole a chilometro zero, miele della Sierra. Ho chiesto i mirtilli. Non ne avevano. Anzi, li avevano ma del Perù. I loro Vanno tutti in export mi hanno spiegato.

Il viaggio prosegue. C’è un po’ di vento, ma di prua. Così procediamo con randa, fiocco e motore. Non sappiamo ancora dove passeremo la notte.