Lo sapevamo che Lei era lì che attendeva il passaggio di Metis e Massimo. Lo sapevamo che guardinga Lei ci stava aspettando. Perché in ogni luogo di questa costa, Lei ha lasciato traccia di sé.
Eccola quindi la Serenissima. Ecco Venezia. Proprio all’inizio del fiordo sul fiume Krka, il grande forte di San Nicolò ci ricorda che stiamo navigando siamo l’antico Golfo di Venezia.
Il forte rinascimentale, costruito da Michele Sanmicheli (l’ingegnere del forte di Sant’Andrea, al Lido di Venezia) aiutato dal nipote Giangirolamo, dal 2017 è patrimonio dell’Unesco.
Sia pur rifornito di 32 canoni, leggo che, in realtà, la fortezza non ha mai adempiuto alla sua funzione. Non fu mai teatro di scontri difensivi. Forse sembrava già così imponente che nessuno osava nemmeno avvicinarsi.
E’ la prima volta per Massimo e Metis questa tappa a Sebenico. Nei nostri decenni dalmati, Sebenico l’avevamo visitata solo da terra. Avevamo calpestato le luminose pietre d’Istria che pavimentano la piazza sul mare davanti alla cattedrale di San Giacomo. Avevano visitato la città perché ci fermavamo strada facendo, quando non c’era ancora l’autostrada e noi avevamo la barca a Milna, sull’isola di Brac.
Una notte all’hotel Jadran (vedo che esiste ancora…), perfetta costruzione dei tempi jugoslavi, arredamento in stile, tutto molto spartano ma con una virtù unica: anche vent’anni fa accettavano i cani! Emma e Kora non ci sono più, ma qui hanno dormito anche loro.
Nessun progetto per i prossimi giorni. Il meteo annuncia battaglia: bora fissa senza tregua. Fino a quando? Come ci disse un giorno un poliziotto che aveva bloccato all’altezza di Senj la strada Magistrala che corre lungo la costa dalmata, “Un giorno? Due giorni? Tre? E chi lo sa?”.