9 agosto, il Genoa finisce in acqua

Ricevo da Massimo.

Secondo turno di guardia, dalle 4 alle 7: aspetto di vedere l’alba. Gran lasco – poppa, 15-29 nodi di vento. 7 noi.

Scivoliamo veloci, con un movimento dolce, ritmico, che si ripete in continuazione, in sintonia con le onde. Bellissimo.

Ascolto Vivaldi, il secondo movimento del concerto per violino RV583 e pens alla muda delle fiandre su queste stesse acque, senza GPS, AIS, radar…. quanto bravi e coraggiosi dovevano essere.

E poi, il disastro.

Ero smontato da un’ora ed ero a letto, in pigiama. Patrick mi chiama esco e il Genoa è in acqua.

Si è sganciato, è venuto giù ed è rimasto attaccato alla mura. Manovriamo, io sempre in pigiama, per tenerlo sottovento con un po’ di remora e lo issiamo a bordo.

In quel momento scopriamo che il gambetto che lo univa alla drizza si è aperto…. non è stato fissato bene, chissà da chi.

A motore e sola randa ci dirigiamo in una baia a sud di Finisterre, 120 miglia da qui,
dove proveremo a recuperare la drizza (che è finita dentro all’albero) e a drizzare il Genoa.

Speriamo che la drizza sia in buono stato.

Torneranno utili i miei gomitoli di spago e i gambetti di scorta che ho spedito in Scozia con le mie cose. Il Genoa sembra intatto….

A vela (randa e trinchetta) e motore procediamo verso Camarina.

Dovremmo arrivarci lunedì mattina, facciamo i lavori, gasolio e ripartiamo subito.

Abbiamo altre 500 miglia da fare, per arrivare a Lagos, in Algarve, Portogallo, dove arriverà Macri e faremo una sosta per sistemare alcune cose.

La notte della domenica prosegue tranquilla, facendo slalom tra pescherecci spagnoli.

Strambare da soli di notte non è semplice : prima si orza, poi si porta la randa il centro, si stramba, si va sulla nuova rotta, si rizza il preventer, si lasca la randa.

Patrick