16 agosto, Spagna!

Sono le 8. Guido è appena partito: un taxi acqueo lo sta portando a Faro. Anche noi siamo pronti. Ci aspettano 80 miglia. Lasceremo il Portogallo ed entreremo in Spagna a Chipiona, piccola località balneare dell’Andalusia.

bye bye Guido, grazie della visita!

L’uscita dalla laguna è molto più semplice dell’entrata. Non c’è vento e il mare dormicchia ancora. Il vento si alza verso le 13. Non è da nord come ci saremmo aspettati, ma da sud ovest. Va bene lo stesso.
Procediamo alla grande di gran lasco con punte di 9 nodi e 25 nodi di vento. Alle 7 della sera, dopo 11 ore, siamo davanti a Chipiona. Lunghe distese di sabbia e dune annunciano la foce del Guadalquivir. A 10 miglia dalla costa, siamo già a soli 10 metri dal fondo del mare. Più avanziamo verso la Marina, più la profondità si riduce e le onde si rincorrono veloci e fastidiose.
Qualche difficoltà a far rientrare la randa: massimo la detesta. Qualche timore perché l’entrata è stretta, siamo già a soli 4 metri di fondale, il vento soffia forte e le onde ci sbatacchiano come in una lavatrice. Finalmente dentro. Cambio bandiera: giù quella della repubblica portoghese, su la corona spagnola. E il gonfalone di San Marco.

Siamo un po’ stanchi, anche per la tensione. Io sono andata in palla con la ruota e la muovevo come fosse la barra del timone di Zara: in senso opposto quindi! Nessun automatismo su Metis.
Comunque, indossata la mascherina(obbligo in Andalusia anche all’esterno), decidiamo di cenare fuori, in uno dei due ristoranti della Marina. Gran fregatura. Mazzancolle a 120 euro al chilo! Nessun menu causa Covid. Conto salatissimo. Aveva ragione Guido: la Spagna non è il Portogallo! Con le pive nel sacco, ce ne torniamo in barca e crolliamo nel sonno. A bocce ferme posso dire che ci sono posti da vedere dall’acqua, che so come Venezia, Istanbul e il corno d’oro, le mura di Korcula e il minareto di Kastellorizo. L’Andalusia meglio scoprirla via terra. Dal mare non ispira, né è facile.